– Disorientante – La cosa più strana che abbia mai visto dai tempi di Mulholland Drive. State all’erta
No, ragazzi, non si può. Che io, il Supremo Dio In Terra (SDIT) della cinematografia mainstream non abbia capito un cazzo di un film non si può proprio.
Proprio ieri, mentre recensivo Ghost in the Shell ricordavo come mi piace introdurre i film dalle belle donne presenti. In questo film incentrato sul mondo delle aspiranti modelle… Beh fate un po’ voi!
Fatto sta che The Neon Demon, visto in inglese dalla comodità di casetta durante una bruttissima laringite di cui porto ancora i postumi, è un film costellato da ragazze bellissime e maledettamente stronze. Ma vaaaa? Mai successo che un’aspirante modella sia antipatica eh?. (A voi che vi stracciate le vesti e urlate “Sessismooooo!” e “Misoginiiiiaaa!” vi dico: Sucate! è un po’ vero, ma sono anche un amabile marito e un rispettabilissimo gentiluomo, di quelli che pagano il conto e tengono la porta. Quindi ribadisco: Sucate!) Ma tant’è.
Ovviamente questo va considerato un film “minore”, “non per tutti”, un po’ snob insomma, che se uno è un po’ pecorone resta tra il finto “è un capolavoro” e il più autentico “No go capìo”. Per farvela molto breve, il film racconta la vertiginosa ascesa di Jesse, ragazzina aspirante modella che sbarca a Los Angeles per adempiere al suo destino da superfiga predestinata. Ovviamente questo va considerato un film “minore”, “non per tutti”, un po’ snob insomma, che se uno è un po’ pecorone resta tra il finto “è un capolavoro” e il più autentico “No go capìo”. Per farvela molto breve, il film racconta la vertiginosa ascesa di Jesse, ragazzina aspirante modella che sbarca a Los Angeles per adempiere al suo destino da superfiga predestinata.
Perché alla fine, ragazzi, non pigliamoci per il culo: chi è bella è bella e basta. Non c’è dieta, crema, chirurgia o Gesucristo che vi possa porre rimedio. Puoi, come incita giustamente il politically correct odierno, imparare a conviverci, accettarlo, far pace con te stessa/o; puoi nasconderlo dietro tonnellate di trucco, millimetri di stoffa o decine di gradi di apertura inguinale: però… Non.Puoi.Cambiarlo.
Questo sembra essere il messaggio, alla fin fine, di The Neon Demon, un film in cui la bellezza pura, vera, priva di artifici, è l’unica bellezza possibile. Bellezza che sovrasta, che getta ombra, che annienta tutto ciò che è ipocrita e finto, in un mondo che di ipocrisia e finzione ha fatto il suo marchio registrato.
Alla fine, tra le visioni oniriche di Jesse e ciò che davvero accade a lei e attorno a lei, è difficile per lo spettatore distinguere sogno (o incubo) e realtà; metafora stessa del mondo della moda raffigurato, in cui l’ipocrisia più dolce e la realtà più cruda s’intrecciano continuamente senza darci la possibilità di capire, di discernere, neppure di prendere le parti. Un film lento ma che non ha pause, agghiacciante quanto incomprensibile, allo stesso modo horror e documentario.
Tutto, in questo lavoro, ricorda Kubrick: le musiche, le inquadrature, le luci, le atmosfere, i silenzi. Il sangue. Sì, anche di quello ce n’è abbastanza. Ma non è come credete, credetemi! The Neon Demon è una creatura del tutto cerebrale, oltre che splendidamente condotta dal danese Nicolas Winding Refn. Bellezza costante, caos e silenzio vi terranno in sospeso per due ore che vi disorienteranno per almeno due giorni, a cercare di dare risposta ad alcuni quesiti: “L’ho capito?” “Mi è piaciuto?” “Ma quanto, quanto, quantissimo gnocca è Elle Fanning?” (19 anni… Urlate pure: “Pedofilooooo!” Ahimé!).
In conclusione, credo davvero di poter dire che The Neon Demon non mi è esattamente… piaciuto. Mi ha preso a schiaffi l’anima. Un film così crea una sorta di amore/odio, tipo sindrome di Stoccolma. E sono ben lieto di averlo visto. Un film che ha tutte le carte in regola per restarmi impresso come altre stranezze più celebri tipo Vanilla Sky, Donnie Darko o qualsivoglia film di David Lynch o del grande Kubrick al quale Refn sembra davvero pagare tributo. Promosso.