Futuro Cult o fenomenuccio?
Stranger Things è di sicuro la serie del momento, ma questo momento quanto durerà? I punti forti e deboli dell’attuale serie-fenomeno targata Netflix
Con un anno di ritardo rispetto alla maggior parte di voi, mi sono dedicato al binge watching di Stranger Things, piacevolissima creazione di Netflix in pochissimo tempo diventata un fenomeno cosmico, con tanto di cosplay, meme, notizie a palla e isteriche folle a perseguitare dei poveri tredicenni. Il fedele Compare me l’aveva venduta con la semplicissima affermazione: «è molto X-Files!» E l’avevo già abbastanza capito, anche se…
Anche se per l’esattezza a me ricorda più Fringe che X Files, per essere sincero. Gli elementi ci sono praticamente tutti (SPOILEEEEEEEEEEEEEEER!): le forze dell’ordine, la ragazza con poteri paranormali, i viaggi interdimensionale, il ragazzo multidimensionale, MK Ultra e i suoi strascichi, il governo.
Due gli elementi di novità che sono stati la vera e propria genialata di una serie che, a dirla tutta, sebbene conti con interpreti fantastici e dialoghi frizzanti, come trama di per sé è deboluccia, a dir poco scontata:
Ne volete ancora? Prima dei Novanta arrivano pure Ghostbusters, Ritorno al Futuro, Starman, BeetleJuice e tante altre creature che, giunti ormai ai Novanta, consacreranno gente come Tim Burton tra gli dei del cinema fantastico.
Si incastrano poi vari filmetti in cui i bambini si cimentano in avventure laddove gli adulti non osano – o sono troppo stupidi per farlo – tra i quali ricordo qualche obbrobbrio visto e rivisto centordici volte, tipo Explorers con i giovanissimi Ethan Hawke e River Phoenix. Ma, sicuramente, di questi, il film che ci ha modellati tutti come amanti del genere (probabilmente ci ha resi tutti dei fottuti nerd definitivamente): I Goonies.
Prendi tutti questi elementi e portali alla riunione del marketing di Netflix. “Ehi ragazzi, guardate un po’, la maggior parte dei nostri abbonati ha sulla quarantina, quindi sono quella generazione anni ’80 che ha giocato a Luke Skywalker, a Indiana Jones, agli Acchiappafantasmi, che fingeva che la bmx era una delorean, e che già un po’ cresciutello ha guardato BeetleJuice, Batman o Edward Mani di Forbice!” Da qui, concepisci un’idea nostalgica – la nostalgia è un mercato che non chiude mai – ed è botta sicura! Crei qualcosa di nuovo anziché i soliti, ormai odiosi segmenti remakerebootsequelprequel di cui ne abbiamo piene le balle, bensì, crei una serie che è nuova ma è anche totalmente familiare, in cui 4 goonies trovano un E.T. e devono partire per combattere l’Impero armati solo di frusta e cappello. Beh, più o meno, insomma…
Come se ciò non bastasse, ci metti la musica, le acconciature, i vestiti. Le cose che i teenager di allora (che ora hanno cosa, 50 anni?) idolatravano. Ma non basta: servono delle icone del tempo. Ladies and gentlemen, eccovi l’icona anni ’80 Winona Rider, l’attore mediano degli anni ’80 Matthew Modine, l’icona di due generazioni Sean Astin (per i profani, il protagonista de I Goonies ma anche il Sam de Il Signore degli Anelli). Per questo, Stranger Things non ha bisogno di una trama granché originale: ci tocca nel profondo già senza, perché mescola tutti gli elementi che gli ’80 ci hanno abituato a guardare a quegli elementi che ci mancano – ma anche no – della nostra infanzia. è come quando la mamma ti fa quel piatto che ti piace tanto, insomma…
Questi due elementi sono ciò che principalmente rendono Stranger Things una delle serie più godibili degli ultimi anni, ma attenzione! Ho già stilato tra le righe i grossi problemi di trama della serie: siamo appena alla seconda stagione e già qualcuno si lamenta di una storia che non è più brillante come al primo anno, specialmente per quanto riguarda il filone di Undici che sembra aver perso un po’ il suo senso. Speriamo di ritornare a Hawkins nel 2018 con nuova linfa per la resa dei conti con i pericoli del Sottosopra.