– A Star Wars Story –
Non serve dirlo. Rogue One è il film dell’anno. Poteva anche essere una schifezza, sarebbe stato comunque il film dell’anno, così come lo è stato Il Risveglio della Forza nel 2015 e come sarà Episodio VIII quest’anno.
La verità è che sono troppo di parte, troppo coinvolto emotivamente per poter dare un giudizio oggettivo su questo film. Ma tant’è. Felicity Jones sicuramente all’altezza del ruolo, e come lei tutti gli altri. Resta in sospeso il giudizio su Alan Tudyk – K2SO, per il quale rimandiamo alla rubrica Col senno di poi in cui rivaluteremo il film dopo averlo visto in lingua originale.
La trama è costruita in maniera semplice, lineare, senza veri colpi di scena ma priva di qualsivoglia difetto. D’altronde, raccontare una storia che più o meno tutti sanno come va a finire (spoiler alert: i ribelli alla fine riescono a rubare i piani) dando nuovi spunti emotivi al pubblico non è semplice. Ma Gareth Edwards, che come regista non ha ancora fatto granché, si rivela degno di portare avanti il fardello della Forza.
In questo pre-sequel dei prequel (episodio III e ½ per la precisione), non ci sono grandi eroi, jedi, apprendisti o imperatori. Come ho già letto da quelche parte, «solo sporca ribellione»: lotta di quartiere, attentati in pieno giorno in città che ricordano più Kabul che Coruscant. E che quindi ci portano, inevitabilmente, a dare alla saga di Star Wars una dimensione molto più umana, più vicina alla realtà. Sovvertendo, talvolta, tutto ciò in cui crediamo.
Qual è infatti il lascito di un mondo senza Jedi, consegnato ai peggiori scagnozzi e burocrati imperiali? è forse dissimile dalla Terra, orfana de Churchill, dei Roosevelt e dei Guevara, consegnata in mano a burocrati e corporation che sembrano avere davvero il potere di distruggerla? Una trivella, una centrale nucleare, una discarica abusiva, non sono forse tutte piccole Morti Nere, non orbitanti ma vicine a noi, incombenti all’orizzonte delle nostre vite e di quelle dei nostri figli?
L’obbedienza cinica, frustrata di Cassion Andor, la rissosità priva di direzione di Jyn Erso, l’estremismo vissuto di Saw Gerrera e dei suoi seguaci, fanno da contraltare alla virtù portata avanti dai personaggi secondari: K2SO è in tutto e per tutto la versione Star Wars di Sheldon Cooper, e se penso che a doppiarlo in inglese è il Simon di Funeral Party non vedo l’ora di mettere le mani sul film in lingua originale; non parliamo del duo dinamico dell’anno Chirrut Înwe/Baze Malbus, portatori il primo dei vecchi valori di cui si sente la mancanza e l’altro dell’amore incondizionato per la controparte scavezzacollo, un Sancho Panza interstellare che in ogni dove soccorrerà l’amico scavezzacollo. NB: “La forza è con me e io sono tutt’uno con la Forza” is the new “Prima regola del fight club”. Tra dieci anni sarà ovunque, lo diranno i bambini, infesterà le bacheche di facebook. Ben venga.
Passiamo ai cattivi e ai buoni/cattivi. Come ben sapete ho visto Doctor Strange non tanto tempo fa. Lì ho fatto la conoscenza di Mads Mikkelsen. Non so quale delle due prove mi sia piaciuta di più: penso Rogue One, comunque. Senza gli occhi da panda recita meglio. La parte dell’ingegnere che costruisce la Morte Nera così ci può mettere un difettuccio che permetterà di distruggerla gli riesce benissimo, ha perfino la faccia giusta del signore vigoroso ma invecchiato male. Umano, altruista, incapace di mentire, contraltare perfetto al suo antagonista, l’avido direttore Krennic interpretato da Ben Mendelsson. Di questo sono un po’ deluso, ma non credo che si potesse fare di più per un personaggio utile solo a far fare comparsate ai veri, grandi cattivoni della saga.
Non entrerò nel merito della polemica sul CGI di cui perfino i blog di cinema serio sembrano voler discutere. A me non sembra sta gran polemica, piuttosto una gran cagata. è normale. Non vi scandalizzate quando un attore interpreta due personaggi (Tutta la saga di Harry Potter, Legend, altri settordiciliardi di esempi), non vi scandalizzate per Gollum o per Jeff Bridges su Tron Legacy, non vi siete scandalizzati per Il Corvo, dannazione! Per cui non state lì a discutere di fuffa! Quindi saltiamo direttamente al motivo per il quale CHIUNQUE è andato a vedere Rogue One.
Darth Vader.
Vader, non Fener. Vader, maledizione! Non fate i bambini. Si chiama DARTH VADER.
C’è solo una cosa da dire.
MIIIIIIINCHIAAAAAA!
Due scene. Vader compare per due scene. Saranno in tutto tre minuti scarsi. Valgono tutto il film, e guardate che il film mi è piaciuto, ragazzi.
Quindi, se non vi ha convinto la massiccia campagna pubblicitaria DisneyLucas, se non vi ha convinto il vostro amico fan sfegatato di Star Wars, se non vi ha convinto lo scettico che vi ha detto “Non è Star Wars ma andiamoci lo stesso”, se non vi ha convinto tutto quello che vi ho detto – attivismo politico compreso – andateci almeno per quei tre minuti scarsi di Anakin Skywalker. Non provavo qualcosa di simile dalla fine di Episodio III (lasciamo stare il “Nuuoooooooo!”).
Non è il miglior film di Star Wars della storia, ma è di sicuro il film dell’anno. Captain Fantastic permettendo. Beh, vi saprò dire appena lo vedo.
Appena pronta, prometto, la classifica didascalica delle FocacCine del 2016.