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Renzusconi – di Andrea Scanzi

 – L’allievo ripetente che (non) superò il maestro – 

In fondo non sono che un blogger della domenica che si diverte a scrivere di cinema, ma a volte ci si deve per forza occupare dei libri che più ci affascinano. Niente di più dovuto nel caso di Renzusconi di Andrea Scanzi, personaggio dalla wagneriana multimedialità: Giornalista del Fatto Quotidiano, ultimo giornale libero in questo paese; eccezionale monologhista a teatro; esperto di (buona!!!) musica, di (vero!!!) sport, di (belle!!!) donne; girovago in Harley Davidson, vanta un cameo in una pietra miliare del cinema satirico italiano, Italiano Medio di Maccio Capatonda; un po’ arrogante per scelta e un po’ simpaticone suo malgrado; ospite frequente di Lilli Gruber, dove più che spesso si definisce a ragione “battitore libero”. Oggi lo si nota soprattutto perché sta a Renzi un po’ come Gandalf stava a Sauron, ma sarebbe un errore madornale definirlo semplicemente anti-renziano: l’aretino non le manda a dire a Berlusconi, Salvini, Di Maio o chicchessia. Chi non è d’accordo probabilmente non lo legge – o non sa leggere – oppure, mi si perdoni la ridondanza, è la Boschi. Ma d’altronde, come piace dire a lui, chi legge il Fatto – house organ grillino secondo i più illetterati renziani – è empio e sovversivo.

Un mio amico, ex-seminarista, una volta mi disse che “i preti giovani son peggio dei vecchi: più conservatori, più testardi, più bigotti.” Fa riflettere molto tale affermazione se pensiamo alla più grande trovata mediatica dell’eroe di Rignano: la rottamazione.

Renzi è Paladino della Frottola, un toscanissimo Pinocchio senza naso – e, cosa ancor più grave, senza una Fata Turchina che lo rimetta al suo posto. Col burattino di Collodi Renzi condivide i natali e la faccia di legno, l’arroganza e la saccenza – o ingenuità – secondo la quale lui è nel giusto e fior fior di giuristi, costituzionalisti, politici, elettori, divinità arcaiche, abbiano sempre torto marcio – Gufi!.Scanzi ripercorre l’epopea del Renzi evidenziando come riuscì a catalizzare la speranza di tutta l’Italia sfruttando al meglio il proprio anonimato: in fondo Renzi era il rottamatore, era il sindaco di Firenze, era il nuovo che avanza, sì ma alla fine chi cazzo era? Rileggiamo in chiave quasi goliardica la sua ascesa al potere, fondata sul broncio, sul chiagnefottismo e sull’istituzione di un Giglio Tragico di collaboratori forse amorfi, forse pusillanimi, forse semi-decerebrati (il forse non è che misura precauzionale che denota l’ipotesi personale onde evitare querele). Se l’elezione a segretario contro il sobrio Cuperlo e il molto più credibile Civati erano già la prova di che aria (malsana!!!) tirasse nel PD, la stagione dello Staiserenismo ha reso più che evidente agli italiani cefalodotati cosa significasse per davvero la tanto agognata “rottamazione”: un PD rosicchiato dall’interno dal cavallo di troia democristiano del partito, l’esilio di chiunque dimostrasse un barlume di competenza o di autonomia mentale (Bersani e Civati per non citare proprio tutti). L’ascesa, per l’appunto, dei “preti giovani” del partito.

Potere dunque all’anima democristiana under 40, che da lì in poi scriverà alcune tra le più sconquassate leggi del ventennio Berlusconiano – di cui Renzi è la continuità – e la più improponibile riforma costituzionale dai tempi del senatore-cavallo di Caligola: sono sotto gli occhi di tutti i grandi risultati di questa classe politica di rottamatori, in costante lotta contro i gufi – manco fosse la serie A, ma tant’è, viva l’Italia – e che in fondo in fondo ai gufi rischiava di riconsegnare l’Italia. Non fosse che la Rottamazione è riuscita in un miracolo ben più eclatante: risuscitare Berlusconi. Minchia! Sembra quasi Cocoon! L’astronave quando arriva?

Se nel 2013 il PD aveva non-perso le elezioni, nel 2014 Renzi diventa premier dando una spallata a Letta (Staisereno!) e crea un governo di larghe intese (ahahah!) con tutti gli uomini del suo idolo Berlusconi, fatto un po’ di nulla (Alfano), un po’ di aria fritta (Giglio Tragico) e forse un po’ di P2 (Verdini – v. sopra riguardo al forse). Questa, nella testolina del Renzi – capace di genialità come sacrificare un Vasari vero per cercare un Leonardo ipotetico – verrà archiviata come una grande vittoria della democrazia. Ma senza soffermarsi su queste teorie della cospirazione da becero giornalista del Fatto, Scanzi ci porta oltre. Oltre il buio, laddove c’è Speranza (Non Roberto).

La Speranza infatti si accende. Dopo le Europee 2014, unica vera vittoria elettorale renziana, la storia del PD è un’interminabile ecatombe: sconfitte pesanti ed inimmaginabili che si possono ben esemplificare con la natia Rignano, espugnata da Forza Italia, e che culminano con la débacle referendaria – senza precedenti – del 4 dicembre, che di Renzi portava il nome e contro Renzi si è ritorta. Ed Egli, Paladino di Stocazzo, Maestro di Slide, Dominatore dell’Anglica Favella (Shish!), che aveva promesso a più riprese “Se vince il no cambio mestiere!”, che altro poteva fare se non andarsene, metter su un governicchio fantoccio e tornare un mese dopo? Eh già, con Pinocchio condivide molto. Come Silvio, suo padre putativo.

Un’opera breve e di semplice lettura che ci mette sotto gli occhi l’evidenza dei fatti sull’Eroe toscano: la sua natura bugiarda, gattopardesca, arrogante e reazionaria, che lo porta a preparare un governo con Berlusconi – suo idolo – il giorno dopo aver giurato “Mai inciuci”; la sua sistematica tendenza a circondarsi di pusillanimi, con il chiaro intento di “apparire più figo”. Unica eccezione, potremmo dire, Dario Nardella, che in quanto rappresentante del Nulla Assoluto, non può essere definito né più né meno. Egli è il Nulla, e quindi è il Tutto.

Il libro va letto tutto d’un fiato, per evitare di incappare in post di Salvini tra un capitolo e l’altro e perdere tutta la libido necessaria alla lettura. Perché se ti menzionano Rosario Dawson e ti trovi davanti il Porchettone Padano non c’è trampling che tenga.

Detto questo, nessun renziano leggerà questo libro, ma tutti loro lo conosceranno a menadito. è un po’ il superpotere dell’elettore PD odierno, l’onniscienza. E perciò Renzi papa Acclamatio seu inspiratio, Richetti frontman dei Metallica, Lorenzin pallone d’oro e Alfano Maestro Jedi. E ovviamente, Nardella nuovo Frazier.

Aggiornamento: Il caro Andrea, un idolo e un po’ anche un mentore, ha pubblicato la recensione sulla sua pagina facebook, cosa che mi riempie d’orgoglio. Commenti e condivisioni non si sono fatti attendere. Le visite a FocacCine sono schizzate. Ragion per cui meglio che mi dia da fare qui, e parecchio! Grazie Andrea, spero un giorno vorrai recensire un film per noi!