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La forma dell’acqua

Sì, no, ni. Non sapevo proprio se perdere due ore di vita a guardarmi La Forma dell’Acqua, ma, infine, io e La mia Signora ci siam decisi a farlo, aspettandoci poco più di nulla da un regista che ci ha affascinato – poco – con Il Labirinto del Fauno e mi ha deluso – molto – con il pastone neotamarro Pacific Rim.

Eppur si muove. La Forma dell’Acqua è in realtà un film piacevole, divertente, con un tema attuale e un occhio di riguardo – di moda quest’anno – agli

outsider, agli sconfitti e gli emarginati. Recitato bene dalla protagonista come dai suoi coadiuvanti. Soprattutto dalla protagonista, comunque: Sally Hawkins, costretta dal mutismo del suo personaggio a recitare davvero, come poche. Octavia Spencer, con una parte facile ma alla quale ha dato un estro eccezionale. Shannon è l’incarnazione del demonio: mi ricorda molto il santone Cal Roberts, interpretato da Hugh Dancy dell’ottima serie The Path, solo in versione più sanguinaria. Anzi, ricorda da vicino il cattivissimo padre della protagonista de Il Labirinto del Fauno. Forse troppo.

Esatto. Proprio perché in questo film, in fondo in fondo, sembra di rileggere il (si fa per dire) capolavoro di Del Toro, con una ragazza poraccia e sola alla ricerca di sé in un mondo ostile, con amici emarginati quanto lei, ed ecco la magia rapirla per farla tornare al suo mondo d’origine – questo, a mio avviso, il significato di quei graffi sul collo, probabile origine del mutismo, un po’ come La Sirenetta, un po’ come dire: “Ho fatto di te ciò che sei, ora vieni a casa con me”.

 

Il film è, in una parola, fruibile: non annoia, non delude. Ma non emoziona più di tanto. Le atmosfere favolesche sono carine e niente più. Le velleità da Fred & Ginger di certi pezzi amarcord fanno davvero pena. Insomma, siccome non mi aspettavo davvero nulla da questo film, non mi ha deluso. Ma ciò non significa che sia il film dell’anno: alla fin fine, mi ha lasciato quella stessa “fame” provata alla fine di Arrival: un film incompleto, inconcludente, carino e niente più. Più per ragazzine – sì, è sessismo: stacce – che per gli altri. Ma siete liberi di guardarlo, amarlo, osannarlo. Io ho preferito mille volte cosucce più crude come Lady BirdTre Manifesti a Ebbing, Missouri o Un Sogno chiamato Florida. Tanto per restare in tema di sconfitti sociali.

Scheda Film
  • Regista: Guillermo del Toro, 7.
  • Protagonisti: Sally Hawkins 8, Octavia Spencer 8, Michael Shannon 8.
  • Pollice su: Recitazione, visivo, soggetto.
  • Pollice verso: Scontatezza, povertà di trama, atmosfera artificiosa e oltremodo favolistica contrapposta ai toni cupi del filone antagonistico. (In soldoni: i buoni sono troppo melensi, i cattivi troppo cattivoni. E l’epilogo è indovinabile.)
  • Recitazione: 7.
  • Montaggio: 7.
  • Musiche: 6. Perché non me la ricordo. E questo la dice lunga, caro Desplat: Oscar immeritato.
  • Visuale: 9. Ineccepibile.
  • Trama: 4.
  • Epilogo: 5.
  • Particolarità Il labirinto del Fauno 2.0, con una giovane donna al posto della bambina e la Guerra Fredda al posto della Guerra Civile. Banalissimo.