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Ghost in the Shell

– Dalla geniale opera di Mamoru Oshii un film che, finalmente, intrattiene –

Un altro capitolo della saga Non ho visto l’originale si è aggiunto all’archivio! Ebbene sì, per quanto mi fossi ripromesso di seguire un corso accelerato d’aggiornamento su quello che viene definito da alcuni L’anime che ha cambiato tutto, ma, ahimé, il tempo è tiranno di questi tempi. Specialmente per Il Compare, la mia controparte alternativa a La Mia Signora nei rarissimi casi in cui lavoro e famiglia glielo permettono. Ma tant’è. Muniti di patatine all’olio d’oliva e M&M’s abusivi comprati al supermercato (f**k the rules!), noi moderno duo dinamico ci siamo avviati alla malfamata sala 6 per assistere a questo non so bene quanto atteso delirio distopico.

Non so bene quanto atteso in quanto nutro sempre dei dubbi, di questi tempi, sulle trasposizioni, che da Il Signore degli Anelli in poi sono diventati regola fin troppo costringente, spingendo, se ricordate, gli sceneggiatori americani ad uno sciopero qualche anno fa che rimodellò anche tutta la geografia delle serie TV. Lì possiamo dire di trovare l’avvento delle serie corte, da 10-13 puntate a stagione, dal budget stratosferico…
Ops! Che sto a dire? Ghost in the Shell, dicevamo. Apprendo con sorpresa ai credits d’apertura che non solo vedrò Scarlett in tutina tutto il tempo (ormai è consuetudine), ma rivedrò anche una delle mie cotte più celebri: Juliette Binoche. Non è bello che inizio a parlare dei film parlando sempre delle dame che troveremo? Fantastico? Mi offro un Highfive alla Todd di Scrubs.

Il film, per quel poco che so dell’anime, è ricco di citazioni visive dell’opera originale di Mamoru Oshii (Major che si tuffa nel vuoto, gli occhietti di Batou, dettagli vari.).

A detta del Compare, amante soprattutto delle apoteosi audiovisive, l’atmosfera “bluastra quasi claustrofobica” dell’anime è stata pienamente rispettata. E meno male! Le atmosfere cyberpunk e tipicamente dark, che mi affascinano da ben prima che guardassi Blade Runner (a mio avviso, vero riferimento per la storia del genere), riempiono ogni angolo del film, specie nelle scene semisilenziose di incubazione, diagnostica, riflessione.

Major, tormentata anima umana racchiusa in un corpo artificiale e consegnata all’industria del controterrorismo (profetico, eh?) all’interno della letale Sezione 9, fa nel frattempo i conti con visioni, sensazioni e istinti che giudica non suoi, cercando suo malgrado di andare a fondo senza perdere la propria identità. Fino a ritrovare – o no? – una se stessa che forse non aveva mai avuto modo di scoprire.

Dal punto di vista della trama, fin troppo lineare e anche un po’ prevedibile, non c’è nulla che deluda in questo film, ma in fondo in fondo neppure che sorprenda. Se uno ha un po’ di sale in zucca, voglio dire, a 5 minuti dall’inizio del film sa già più o meno come andrà a finire. A 20 ne è già sicuro, a 30 gli viene qualche dubbio che passa al 40°. Tutto questo, comunque, nulla toglie ad un film pretenzioso dal punto di vista visivo, con effetti speciali delicati e – sempre a della del Compare – deliziosi riferimenti espliciti all’opera originale. Sebbene, com’è ovvio, non tutto è uguale.

L’audio è delicato, il visivo straordinario; anche se – prendetelo con le pinze – non è diverso dalle atmosfere di Blade Runner, forse solo gli ologrammi sono più godzillici.
Vero punto di forza di questo film è l’azione: ve lo dice uno che è anche fin troppo arcistufo di vedere la Vedova Nera fare capriole in aria con colli maschili stretti tra le cosce – Prendi meeeee!!! – con aria da moglie imbronciata; ma le scene d’azione sono ben inquadrate e coreografate. Tutto per farlo sembrare, a tutti gli effetti, un anime in carne ed ossa.

 

Chapeau al casting. Avere un dio come Takeshi Kitano nel cast assieme a Scarlett e Juliette non è da tutti. E non spoilero nulla sul cattivo (?), a parte… Avete mai visto Funny Games?.

Il giudizio è positivo, ma non sono sicuro che lo sarebbe altrettanto se avessi visto l’anime. Un film che non aggiungerà niente di indispensabile alla vostra vita, ma vale il prezzo del biglietto. E ora via, a procurarsi tutti gli anime.

Ghost in the Shell

Scheda Film

 

  • Regista: Rupert Sanders – 7.
  • Protagonisti: Scarlett Johansonn – 8
  • Pollice su: Fotografia impressionante, azione mai deludente.
  • Pollice verso: trama fin troppo prevedibile.
  • Recitazione: 7.
  • Montaggio: 8.
  • Musiche: S.V. No, davvero, c’erano?
  • Visuale: 9.
  • Trama: 5.
  • Epilogo: 6.