– Un trio pieno di brio –
Della sterminata filmografia di Stephen Frears ho due ricordi bellissimi, Mary Reilly e Alta Fedeltà (quest’ultimo è anche uno dei miei libri preferiti e il film è stato magistralmente fedele al romanzo di Nick Hornby). Va da sè, pertanto, che Florence mi abbia incuriosito. Prendi un regista bravo ma poco noto, l’attrice del millennio, Hugh Grant (che è sempre Hugh Grant) e uno dei comici di cui sentiremo più parlare, a mio avviso, nei prossimi 20 anni. Sì, Simon Helberg – per i Big Bang Fans Howard Wolowitz – qui dà prova di essere di più di un semplice sidekick di Jim Parsons/Sheldon Cooper e ottimo imitatore (imperdibile quella di Stephen Hawking): ricorda molto Jerry Seinfeld e penso che potrà superarlo in fama. Ma insomma, staremo a vedere…
Florence, dicevamo. Tratto dalla storia vera di Florence Foster Jenkins, amante della musica fin da bambina a tal punto da scappare di casa per inseguire il suo sogno. Sfortunatamente per lei, scappò con la persona sbagliata, il primo marito dal quale contrae la sifilide per colpa della quale deve interrompere gli studi musicali.
Morto il padre, con l’eredità Florence può contribuire massivamente alla scena musicale di Filadelfia, con donazioni e spettacoli. Nel contempo, si esibisce, sfoggiando uno scarsissimo talento canoro su tutti i fronti: ritmo, intonazione, tecnica. Ma viene sempre sospinta dal proprio pubblico di fedelissimi, almeno fino al punto in cui decide di fare sul serio.
L’anziana, malaticcia, un pò disturbata Mrs Jenkins torna a prendere lezioni di canto da un maestro più avido che severo, adulatore che asseconda ogni velleità dell’allieva pur di tirare a campare: potrei elencarvi centiliardi di esempi dalla vita reale di questo tipo di servilismo. A chi in fondo non è capitato di assecondare i desideri – per quanto spropositati – di un parente a cui vogliamo bene, di un datore di lavoro dispotico, di un conoscente privo di senso del ridicolo? Questa è la trappola morale in cui Florence Foster Jenkins si trova, convinta nel profondo che il suo talento canoro vada di pari passo con la propria passione per la musica. Ahilei! Non è proprio così, come lo leggiamo nei sorrisi un pò imbarazzati del marito (uno strepitoso Hugh Grant in un ruolo cucito su misura per lui) e quelli perplessi, esterrefatti del giovane pianista.
Dire che questo film si fonda soprattutto sul talento di Meryl Streep non serve: eppure lo diciamo lo stesso. Quando una è brava, è brava. Quando una è Meryl Streep, è talmente brava da riuscire ad essere incapace. Perché diciamocelo, chi meglio della più premiata attrice in circolazione per interpretare una persona priva di talento? A tratti Pirandelliana “Signora Agghindata”, a tratti pasionaria dell’arte in tutte le sue sfumature, la Streep ci mostra un talento diametralmente opposto a quello di Mamma Mia, sua altra recente prova canora, immedesimandosi perfettamente in una donna vissuta, che ha ben chiaro quel che vuole, ma che – non per colpa sua – non sa per bene quel che ci vuole per essere nel posto in cui si trova.
Fa altrettanto piacere vedere il rispolvero di un invecchiato Hugh Grant nel ruolo che più gli si addice: il compagno affascinante, playboy e fedifrago, ma con un cuore grande che solo lo spettatore più attento riesce davvero a scorgere. Un marito amorevole per Florence, che però non si nega i piaceri della vita bohémienne e agiata con una compagna ufficiosa, che vive nell’ombra di Florence in un ambiente festaiolo. Per quanto infedele, bugiardo lievemente ipocrita, questo marito in fondo premuroso e amorevole è colui che più di chiunque altro si spende per la felicità della propria moglie, organizzando, corrompendo, quando necessario perdendo la faccia, ma con l’eterno garbo dandy a cui Hugh Grant ci ha abituati in praticamente tutte le sue interpretazioni.
Insomma, passando obbligatoriamente dai tre protagonisti, Florence ci restituisce un inno alla velleità e a tutti i sotterfugi che adottiamo pur di assecondarla, in un universo in cui essere ignari o ben consci della propria inadeguatezza importa ben poco. Ciò che davvero conta è provarci, è esserci, nonostante i fischi e le ironie, nonostante le batoste più o meno inconsapevoli. Sicuramente, una lezione su cosa vuol dire passione (Florence), su cosa vuol dire rispetto e amicizia (Cosmé) e più di ogni altra cosa cosa vuol dire sincero, incondizionato amore.