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Dunkirk

– Nolan racconta una disfatta. Gli riesce un trionfo –

Con Christopher Nolan non si scherza. Lo conobbi un po’ al contrario, passando da Il Cavaliere Oscuro a Batman Begins a Inception, Memento, The Prestige, Interstellar e infine Insonnia. Sono stato, insomma, un po’ Leonard Shelby io stesso, ripercorrendo l’epopea dello sboronissimo regista britannico al contrario (o un po’ a casaccio, è più corretto.).

Ciononostante, senza dubbio è attualmente il regista che più mi intrippa/attizza. Nel senso che è un richiamo ineluttabile ad andare al cinema alla prima.

Figurarsi se mi sarei perso Dunkirk , il film che prometteva di raccontare la disastrosa ritirata di Dunkerque, che vale sempre la pena ricordare.

Tra il 26 maggio e il 4 giugno 1940, 400.000 uomini (perlopiù francesi e inglesi) rimasero accerchiati dalla Wehrmacht nella cittadina francese di Dunkerque, nel litorale francese non lontano da quel Belgio tagliato fuori dall’avanzata tedesca. Questo lo vediamo rappresentato dalla dimensione Terraferma, con gli svariati tentativi disperati del protagonista Tommy (Fionn Whitehead) e gli altri compagni di imbarcarsi per la Gran Bretagna a bordo di una delle navi che lentamente imbarcano i superstiti dall’unico molo disponibile.

Circondati sulla terraferma, bersaglio facile della Luftwaffe per aria, gli inglesi rimasero imprigionati sulle spiagge francesi attendendo di essere evacuati, mentre gli aviatori tedeschi si divertivano al tiro al bersaglio sulle ingombranti navi da guerra britanniche.

Vennero reclutate navi civili per l’evacuazione, per cui svariati “marinai della domenica”, per dirla con il personaggio di Cilian Murphy – credo, il miglior interprete della pellicola – partirono dalle coste inglesi per riportare i ragazzi a casa. Uno di questi, nel film, è interpretato da Mark Rylance, rappresentante dell’elemento acqua del film. Nel frattempo, eroici piloti della RAF cercano di contrastare i letali ME 109 della Luftwaffe, lottando con la poca strumentazione, i pochi aerei, il poco carburante, i molti bersagli, lo sterminio di fuggiaschi da proteggere. E nella battaglia dell’aria ‘ Tom Hardy il paladino, nuovamente con Nolan, nuovamente mascherato per tutto il film.

Inevitabile che, diviso in tre dimensioni così diverse, il film venga narrato su tre dimensioni temporali diverse. È il tempo l’ossessione del regista, già ampiamente trattato in Interstellar e accennato genialmente in Inception, e montato in maniera magica in Dunkirk.

Un film, Dunkirk, quasi senza dialoghi, , in cui il mutismo dei personaggi, i loro scambi di sguardi preoccupati e stanchi, vale più delle battute argute o degli scambi intelligenti a cui altri film di Nolan ci hanno abituato. Non sorprende che il regista non volesse la sceneggiatura. Tutto incentrato sull’ansia, sul dramma dell’incertezza e della prigionia all’aria aperta: non si vedono i tedeschi, non si vedono i nemici, non si vedono battaglie se non quelle in aria. Solo proiettili e bombe, solo esplosioni lontane. L’assenza di guerra si fa guerra essa stessa, la guerra di Dunkirk è da ricercarsi soprattutto nell’animo dei personaggi.

Buona la prova del protagonista e degli altri giovani attori, volutamente “facce d’angelo” per dare al pubblico l’impressione veridica, voluta da Nolan, dei ragazzi mandati al fronte. Si distingue con una buona prova anche Harry Styles, ex One Direction. Eccezionali Kenneth Branagh, Cilian Murphy e Mark Rylance, monolitico Tom Hardy – e ci vuole poco in questo caso. Performance tutte insindacabili, ancor più in quanto fondamentalmente fisiche, espressive. Contraddistinte, appunto, dall’assenza di parole adatte a descrivere la tragedia dell’uomo messo spalle al muro.

Al di là delle performance, il film racconta l’ansia e la disperazione, la voglia di fuggire, la voglia di tornare, l’onta della sconfitta e la bassezza dell’istinto di sopravvivenza in modalità poesia da cardiopalma. Ottimo anche il lavoro del mostro Hans Zimmer alla colonna sonora: nessuno più adatto di lui a creare un’atmosfera di tensione claustrofobica, e geniale è stata la trovata della Scala Shepard, inserita nell’intera colonna sonora, per creare tensione infinita.

L’epilogo del film, che sembra quasi consegnarci tra le braccia de L’Ora più Buia, con l’appello di Churchill che richiama all’obbligo morale di sopravvivere all’orrore per non arrendersi, diventare lume contro la barbarie nazista. Parole lette da Tommy in contemporanea con l’arrivo del treno in una stazione gremita di inglesi che celebrano i loro ragazzi, quasi a smentire il senso di sconfitta del highlander appena rimpatriato, renderlo partecipe del suo stesso eroismo, di ciò che deve rappresentare per il suo popolo d’ora in avanti, sconfitto o vincitore che sia.

Parole e sentimenti che personalmente vorrei un giorno non avessero più senso. Il giorno in cui ci libereremo dei concetti di patria e nazione, il giorno in cui confini e divise non saranno più e saremo tutti fratelli, forse non avremo più bisogno di barche per salvare i nostri ragazzi. A Dunkerque ci andremo in vacanza, inglesi e tedeschi a braccetto. Ma tant’è;. L’atrocità passata va sempre raccontata, la memoria va sempre rinfrescata. L’eroismo – dei soldati riscattati, ma anche dell’aviatore il cui destino non ci è dato conoscere – va celebrato. Per non ricascarci. C’è ben riuscito Nolan, che è riuscito a cavar di bocca alla Mia Signora le parole:


Che senso ha la guerra?

Ed è a questo che ogni film di guerra dovrebbe aspirare.

Dunkirk

Scheda Film

 

  • Regista: Christopher Nolan – 10.
  • Protagonisti: Fionn Whitehead 8, Harry Styles 7, Abeurin Bernard 8, Kenneth Branagh 8, Tom Hardy 8, Mark Rylance 8, Cilian Murphy 9
  • Pollice su: Montaggio, sonoro, scenografia, costumi, fotografia. Cazzo che film perfetto!
  • Pollice verso:Potrei dire che dura poco, ma ci stanno abituando troppo a film lunghissimi. Stare sotto le due ore a volte è salutare, specialmente con un poppante per casa.
  • Recitazione: 8.
  • Montaggio: 10.
  • Musiche: 10
  • Visuale: 9.
  • Trama: 9.
  • Epilogo: 10.
  • Nota: La sottile Linea Rossa e Salvate il Soldato Ryan sono noia e dilettantismo a confronto di questo capolavoro. Christopher Nolan genio, leggenda, mito.