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Captain Fantastic

– Un film. Semplicemente. Fantastico –

Non appena ho sentito parlare della trama di questo film, me ne sono innamorato. Come se non bastasse, protagonista è Viggo Mortensen, cioè Aragorn ma anche Sigmund Freud: uno che sceglie i film col contagocce e li azzecca sempre. Uno che sa recitare. Uno che è Aragorn, e per un nerd come me fa un certo che. Nonostante sia eterosessuale. E fa un certo che anche alla mia signora, ovvio. Ma tant’è.

Gasatissimo fin dal primo istante, perciò, per questa trovata del novello regista Matt Ross, che ha recitato tra gli altri ne L’esercito delle 12 scimmie, American Psycho e The Aviator, in parte foraggiata dallo stesso Mortensen in termini di sceneggiatura, idee varie, oggettistica. Il Viggo è uno sportivo e un po’ eremita di suo, per cui la canoa ce l’ha messa lui, e altra memorabilia varia.

Per convincere te, anticonformista doc, basterebbe dire un nome. Noam Chomsky. Mentre la gente normale sta lì a chiedersi chi cazzo sia, tu che sei intelligente vatti a vedere chi è Noam Chomsky e poi torna qui…

Bentornato! Dicevamo: Noam Chomsky. Il più grande pensatore in vita dei nostri tempi, linguista, filosofo, anarchico. Il Cristo della famiglia Cash, capeggiata da Ben, padre di famiglia che assieme all’amata moglie ha portato i propri figli a vivere completamente fuori dalla società consumista, letteralmente in mezzo al bosco. E se i loro cuginetti in città giocano ai videogames e definiscono la Carta dei Diritti “qualcosa che riguarda i diritti”, i figli del bosco si esercitano nell’arrampicata, la corsa campestre, gli squat e i plank, poi si addormentano dopo una sbirciata ai Fratelli Karamazov. Non c’è Coca-Cola, non ci sono i saldi e non ci sono gli smartphone: c’è tanta natura, imponente, terribile, inarrivabile natura. Il luogo migliore per starsene fuori dalla vera contronatura: la città, il supermarket, il centro commerciale.

Nel contempo, mentre i cuginetti festeggiano il Natale, la famiglia Cash festeggia il compleanno di Noam Chomsky. E già qui mi verrebbe da prendere ispirazione. Anziché la Pasqua, il Weber day. Al posto dell’Immacolata a dicembre, festeggiare Bauman a novembre. Guardare Naomi Klein anziché Barbara d’Urso. Un’idea geniale di Ross. Geniale.

Il film parte da una condizione tragica. In quest’isola felice superstite dell’Illuminismo, la moglie di Ben, affetta da un disturbo bipolare e ricoverata in un ospedale psichiatrico, muore. Da questo evento scaturisce il ritorno alla (in)civiltà della famiglia Cash, a bordo di Steve, lo scuolabus di famiglia, per il recarsi al funerale della madre e adempiere alle sue ultime volontà.

Un ritorno al banale mondo americano a tratti strampalato, a tratti ribelle, fatto di furti al supermercato al grido di “Abbatti il sistema”, di incontri col sesso opposto piuttosto equivoci, ma pian piano di verità remote che a contatto col mondo esterno vengono a galla.

Ne emerge un genitore – Ben Cash – certamente dai nobili principi, ma privo di quell’equilibrio sociale, di quell’attitudine al compromesso necessaria a far funzionare qualsivoglia sistema sociale, dalla famiglia alle comunità internazionali. Insomma, un uomo combattuto tra l’amore familiare e i propri principi, ma più che preparare i propri figli alla lotta contro il sistema sembra volerli proteggere dalle metastasi di quest’ultimo, talvolta dimentico che i migliori combattenti conoscono non solo i propri principi, ma – forse anche meglio di questi – i propri nemici.

Si sviluppa, insomma, una poetica ode all’anticonformismo ma nel contempo una condanna innegabile ai profeti del partito dell’ “a prescindere”: se nei momenti più carichi emotivamente il genitore, rimasto solo e in fondo senza amore, annaspa nei propri principi contro un mondo che come un bulldozer lo travolge inesorabile – sotto lo sguardo pietoso della prole – dall’altro proprio in questi avvenimenti tragicomici, macabri seppur banali, portano alla catarsi finale, alla Nuova Via di mezzo, al compromesso in fondo senza compromesso, con una rinnovata fede nel fatto che per cambiare il mondo bisogna starci dentro.

Volendo filosofeggiare oltre, qui siamo più Chomskyani e meno Bauman, non creature estranee alla storia ma attivisti ben presenti al suo interno, talvolta aprendo al compromesso con i chi non è stato folgorato dal lume della ragione. Parentesi: Illuminato non è una parolaccia, ragazzi: rappresenta chi è stato folgorato dal lume della ragione, mica una setta di massoni satanisti.

Con Captain Fantastic si è quasi concluso questo 2016 cinematografico, ci manca solo Florence, dopodiché tiriamo le somme. Sono partito all’inizio dell’anno certo che Rogue One sarebbe stato il film dell’anno. Dopo una stagione così – è stato l’anno di demenzialità fatta pellicola come Star Trek Beyond, Zoolander 2, Suicide Squad, dannazione! – non mi aspettavo niente. E invece, meraviglia delle meraviglie, grazie ad un film semplice e ben confezionato attorno ad un’idea originalissima, sarà dura decidere. Evviva Matt Ross, evviva Viggo Mortensen, Evviva Noam Chomsky. Captain Fantastic, il film dell’anno?…

Scheda Film

Captain Fantastic

 

  • Regista: Matt Ross – 9
  • Protagonisti:
    • Viggo Mortensen – 10
  • Pollice su: Storia, recitazione, regia, musiche, TUTTO!
  • Pollice verso: A volte un po’ lento. Ma non riesce ad influire su un capolavoro del genere.
  • Recitazione: 10. Tutti eccelsi.
  • Montaggio: 8
  • Musiche: 9.
  • Visuale: 9. Fotografia ineguagliabile quest’anno
  • Trama: 8. Humor, ironia, eroismo, anticonformismo ma anche e soprattutto umanità. Talvolta lentino.
  • Epilogo: 10. Meglio non si poteva fare.
  • Particolarità: Una delle più belle versioni di Sweet Child O’Mine incorona l’epilogo, bellissimo – ribadisco: BELLISSIMO!!! – di questo film. Ovunque voi siate, guardatevi Captain Fantastic e leggete tutto ciò che potete riguardo a tutti i riferimenti che vi dà.