Privacy Policy

Arrival

Vabbe’, dai… Un film carino. Tutto qui. Ma è immeritato tutto l’hype che gli si è creato attorno.

Lo so, lo so, ormai Arrival è bello che andato. Siamo già a maggio, non me ne vogliate se lo recensisco solo adesso. Fatto sta che quel giorno lì la scelta era felicemente ricaduta su Collateral Beauty anziché sull’ultrapubblicizzato gioiellino diretto da Denis Villeneuve. Ed è proprio dal regista che vorrei partire, perché non ne abbiamo sentito parlare tantissimo dal suo Maelstrom; ma d’un tratto, dopo questa megaproduzione, scopriamo che è il registo del sequel di Blade Runner, dopodiché è impegnato nella nuova serie tratta da… Dune?

Quindi capite bene che è doveroso saperne di più.

Arrival - di Denis Villeneuve, con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker | FocacCine - Cinema

E quindi, vediamoci questo Arrival tardi abbastanza da farlo rientrare nella categoria home video. Scelta che, col senno di poi, non è nemmeno così ingiustificata.

Arrival - di Denis Villeneuve, con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker | FocacCine - Cinema

Premettiamo che il film nel suo complesso mostra tutta la bravura dei soggetti coinvolti nella produzione: fotografia, suoni, sceneggiatura, soprattutto intreccio, sono ineccepibili. Perfino l’idea dietro al film è fantastica: l’interazione linguistica come priorità assoluta nel mantenimento della pace.

Insomma, ogni conflitto nasce da un’incomprensione: linguistica o culturale che sia. E l’idea di fondo del film – e la mia, da modesto studioso di lingue e comunicazione – è che lingua e cultura, anzi lingua e modo di pensare, vanno in fondo di pari passo. “Se tutto ciò che ti offro è un martello, tutto il resto è un chiodo.” Questa una delle massime pronunciate nel film. Plauso all’ideale, all’enfasi delle mille sfaccettature della comunicazione interculturale, che oggi, ahinoi, è così latente e necessaria.

La lingua come un’arma, o come un’utensile. Parole che si intrecciano e il cui significato si fonde in uno. Pensate a quante volte la vostra parola è stata usata per ferire. O per riparare. Chi può dire il contrario. Le parole sono importanti, lo dicono in tanti da Coelho a Chomsky passando per semiologi e studiosi come Eco o Lakoff. Al di là della fantascienza, di un intreccio in fondo scontato ma pur geniale, il messaggio finale del film sembra essere questo: facciamo tesoro della nostra conoscenza, della nostra capacità di comunicare. Sviluppiamo appieno il potenziale comunicativo racchiuso nel nostro esile cervellino. Sarebbe così bello.

Insomma, pollice su per l’ideale dietro il film. Per quanto riguarda recitazione e sviluppo della trama, invece, non siamo così fortunati.

L’epilogo del film è in fondo abbastanza sconvolgente, capiamoci. Però nulla di tremendamente nuovo. Questo, ora, non è necessariamente un difetto: spesso un film delude in quanto apporta elementi di novità portata solo allo scandalo, un po’ il caso di The Neon Demon, forse. Purtroppo, però, anche dal punto di vista recitativo è tutto un po’ sciatto. E se per il ruolo della prof sola come un cane interpretato da Amy Adams questa scelta può andar bene, dalla controparte tipicamente agli antipodi interpretata da Jeremy Renner ci si aspetterebbe più faville. Handicap recitativo che a mio avviso risiede più, questo sì, in difetti di regia. Ovviamente lo dico parlando dalle tribune o dal bar sport, per cui io in fondo che ne so? Ma tant’è, questa è la sensazione a pelle.

In effetti i migliori attori sembrano a tratti le comparse. Segno di equilibrio perfetto o di mancanza di polso? Chissà…

Ho avuto la fortuna di aver visto questo film senza spendere soldi e in lingua originale, ragion per cui mi considero soddisfatto. Alla fin fine non era un film che giustificava appieno l’acquisto di un biglietto e un pomeriggio perso. Insomma, io e la mia Signora abbiam fatto bene ad andare in ferrata, quella volta… Ma niente paura, Arrival non è un film che vi cambierà la vita, ma è piacevole per una domenica piovosa a suon di popcorn e FocacCine.

 
Scheda Film

Arrival

 

  • Regista: Denis Villeneuve – 6.
  • Protagonisti:
    • Amy Adams– 6
    • Jeremy Renner – 5
    • Forest Whitaker – 6
  • Pollice su: I giochi visivi, il sonoro e i dialoghi.
  • Pollice verso: la recitazione sciatta.
  • Recitazione: 5
  • Montaggio: 7
  • Musiche: 7.
  • Visuale: 8. Luci invidiabili.
  • Trama: 7.
  • Epilogo: 7.